Guida all’ascolto de “I Lombardi alla prima Crociata”

Per apprezzare al meglio l’opera che vedremo dal vivo sabato 9 aprile alle 15:30 al Teatro La Fenice è molto importante aver prima ascoltato un po’ di volte le arie principali, in modo da rendere più godibile lo spettacolo in teatro. Qui di seguito trovate la trama e le arie principali tratte da YouTube per poter ascoltare liberamente la musica.

I Lombardi alla prima Crociata

Opera in quattro atti

Musica: Giuseppe Verdi
Testo: libretto di Temistocle Solera

Ruoli:

ARVINO, figlio di Folco signore di Ro, poi condottiero dei crociati lombardi (tenore)
PAGANO, figlio di Folco signore di Ro, poi un eremita (basso)
VICLINDA, moglie di Arvino (soprano)
GISELDA, sua figlia (soprano)
PIRRO, scudiero di Arvino, poi rinnegato (basso)
UN PRIORE della città di Milano (tenore)
ACCIANO, tiranno d’Antiochia (basso)
ORONTE, suo figlio (tenore)
SOFIA, moglie del tiranno d’Antiochia, fatta celatamente cristiana (soprano)

Prima rappresentazione: Teatro Alla Scala di Milano, 11 febbraio 1843

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Trama dell’opera

ATTO I – “La vendetta” Scena I

Il primo atto è ambientato a Milano e la scena prima si svolge nella piazza davanti alla cattedrale di Sant’Ambrogio. Suoni festosi escono dalla cattedrale ove – a quanto apprendiamo dai dialoghi che si tengono tra la folla radunata di fuori – si svolge un rito di ringraziamento per la riconciliazione di Arvino e Pagano, i due figli di Folco, rivali tra loro per la mano della bella Viclinda.
Pagano, il pretendente respinto, aveva tentato di uccidere il fratello più fortunato e per il suo delitto era stato condannato all’esilio. Ora, apparentemente contrito, ha avuto il permesso di ritornare; ma al momento dell’abbraccio dei due fratelli un dubbio assale i circostanti (compreso lo stesso Arvino, uno dei protagonisti) circa l’autenticità del pentimento di Pagano. Solo Viclinda e Giselda – rispettivamente moglie e figlia di Arvino – sembrano avere completa fiducia in esso.
Giunge ora in scena un prete, annunciando una crociata in Terrasanta proclamata da Pietro l’Eremita per la liberazione di Gerusalemme: ad Arvino è stata affidata la guida del contingente lombardo.
Ben presto veniamo a conoscenza dei veri sentimenti di Pagano. Quando risuona un coro di monache, invocanti pace e riposo, egli ne deride sprezzantemente le preghiere come vane e respinge anche l’idea di una propria redenzione, dopo tutto quello che ha sofferto.
Egli confida a Pirro, scudiero di suo fratello, di volere ancora conquistare Viclinda per sé.
Pirro acconsente con entusiasmo ad aiutarlo e gli rivela di tener pronta ai suoi ordini una banda di volenterosi sgherri. Questi vengono ora alla ribalta con un coro, vantandosi della propria intrepidezza e prontezza a tentare qualsiasi impresa.

Scena II

La scena seconda ha luogo in una galleria nel palazzo di Folco, che mette negli appartamenti principali, chiusi da alcune porte. Il primitivo entusiasmo di Viclinda e di Giselda si è nel frattempo attenuato ed esse cominciano a nutrire qualche tiepido dubbio.
Arvino, messo in allarme dal rumore di molti passi, raccomanda loro di aver cura del padre di lui Folco, che passa la notte negli appartamenti del figlio. Quando Arvino si è allontanato per vedere cosa sta accadendo, le due donne implorano la protezione divina e si ritirano a loro volta nei quartieri di Arvino.
Appaiono ora Pirro e Pagano. Assicuratosi che il fratello si sia già ritirato per la notte, Pagano entra negli appartamenti di lui, con un ferro sguainato e l’omicidio nel cuore. Nel frattempo Pirro nota con soddisfazione che i suoi sgherri hanno dato fuoco al palazzo e corre via a spada tratta per vedere come procedono le cose.
Riappare Pagano con il pugnale insanguinato, trascinandosi dietro Viclinda che recalcitra e protesta.
Non serve chiamare aiuto, egli le dice, dato che nessuno la può sentire; ma rimane sbalordito quando esce fuori Arvino gridando: “Io t’ascolto!”. Contemplando atterrito la propria spada macchiata di sangue, Pagano si rende conto di aver trucidato il suo stesso padre. Si è ora radunata una folla e si va costruendo un grande concertato, che condanna lo sciagurato parricida ad un nuovo esilio. Su questa scena di orrore e di costernazione cala il sipario.

ATTO II – ” L’uomo della caverna”

Scena I

L’azione ha luogo nella città di Antiochia e nei suoi dintorni. La scena prima è ambientata nel palazzo di Acciano, tiranno di quella città. Ambasciatori lo informano dell’imminente arrivo dei Crociati, raccontandogli di come gli invasori, nella loro marcia attraverso la Terrasanta si siano lasciati dietro una scia di rovine e di saccheggi. Allah li punirà, e il suo popolo si unirà per sbaragliarli!
Quando tutti si sono ritirati, appare la moglie principale del tiranno, Sofia, segretamente convertitasi al Cristianesimo.
L’accompagna il figlio Oronte, che lamenta il suo infelice amore per una fanciulla cristiana, Giselda, ora rinchiusa nell’harem del tiranno. Sofia approva la sua passione, vedendovi un mezzo attraverso il quale il figlio può essere condotto ad abbracciare la fede cristiana.
Questi le dice di essere già stato molte volte tentato di farlo, certo com’è che la divinità venerata da un modello di virtù come Giselda debba essere la vera.

Scena II

La scena seconda si svolge tra le “prominenze di un monte in cui s’apre una caverna”. L’eremita che vi abita tende l’orecchio per cogliere rumori di battaglia; arde infatti dal desiderio di udire il grido “Dio lo vuole” lanciato dai Crociati che sono venuti a combattere per liberare i luoghi santi dagli infedeli.
Vedendo avvicinarsi un musulmano, egli si prepara a ritirarsi in tutta fretta, ma l’infelice Pirro (poiché di lui si tratta) prega il famoso eremita, la cui fama di santità si è già sparsa largamente, di dirgli come potrà ottenere la remissione dei suoi peccati.
Confessa quindi di essere un lombardo che era stato complice di un parricidio e che, fuggito in Palestina da codardo, ha rinnegata la sua fede. Svela pure al santo vecchio che la sicurezza delle mura di Antiochia è stata confidata alle sue cure. Mentre già risuonano tutt’intorno i rumori e le grida dell’esercito crociato che si avvicina, l’eremita incita Pirro ad entrare nella caverna, promettendogli il perdono dei suoi peccati se aprirà le porte della città ai cristiani, ciò che lo sciagurato promette di fare immancabilmente quella stessa notte. L’eremita appare stranamente commosso apprendendo che la truppa in arrivo è costituita da un contingente lombardo. Dopo aver nascosto Pirro, egli ricompare armato di elmo e di spada per rivolgersi ai Crociati che si schierano lungo i fianchi della collina; si appoggia sulla spada e cala la visiera. Arvino, sapendo di trovarsi davanti il celebre “uomo della caverna”, invoca le sue preghiere per il successo della loro causa.
Quando l’eremita gli chiede se sa a chi stia parlando, Arvino risponde che il sant’uomo è ormai conosciuto come beneficiario del favore divino. Gli racconta quindi della cattura di sua figlia da parte degli infedeli e del fallimento di tutti gli sforzi fatti per liberarla. L’eremita gli assicura che potrà rivederla e predice a tutti i lombardi che pianteranno le loro tende in Antiochia quella notte stessa, se si dimostreranno forti e lo seguiranno con decisione. Tutti si uniscono in un canto che celebra la futura vittoria.

Scena III

La scena terza si svolge entro le mura dell’harem di Acciano. Un coro di giovinette esalta la fortuna di Giselda, che è stata capace di destare l’amore di Oronte, e nel contempo si chiede perché mai ella abbia lasciato la casa paterna. La stolta, esse dicono, vedrà presto i suoi compatrioti e familiari trucidati. Forse farebbero meglio a ritirarsi e a lasciarla pregare, senza circondarla di canti e di danze, come avevano pensato di fare in un primo momento.
Mentre Giselda implora l’aiuto della madre in cielo, si odono grida di terrore; un gruppo di soldati turchi attraversa la scena, incalzato dai Crociati. Entra Sofia, la quale narra a Giselda che un traditore ha fatto entrare i nemici e che il figlio e il marito sono stati passati a fil di spada; vedendo poi comparire Arvino, seguito dai Crociati e dall’eremita, riconosce in lui l’assassino.
Quando questi tenta di abbracciare la figlia, ella, che in effetti ricambiava l’affetto di Oronte, lo respinge con orrore. Trascinata via in uno stato di quasi demenza, ella dichiara con ardore che Dio non desidera una simile carneficina tra gli uomini: “Dio nol vuole!” ella grida e, simile a Cassandra, si lancia in una profezia di sventure.
Arvino, furibondo, la chiama empia e sacrilega e snuda la spada per sopprimerla, ma l’eremita, sostenuto da molti fra gli astanti, lo trattiene, sostenendo che la sventurata fanciulla ha smarrito la ragione.

ATTO III – “La conversione”

Scena I

La scena prima si sposta nella valle di Giosafat, sulla quale si affaccia il Monte degli Ulivi. Crociati e pellegrini esaltano le bellezze e le virtù di Gerusalemme e ricordano le sventure che hanno oppresso la Terra Santa. Mentre sfilano via, i due gruppi si uniscono nel predire l’avvento di guerrieri invincibili che libereranno i luoghi santi.
Entra Giselda sola. Trovando oppressiva e sgradevole l’atmosfera dell’accampamento di suo padre, ella è fuggita , ma ora lamenta che anche lì tutti i suoi pensieri non sono rivolti al cielo, ma all’amore. Perciò, quando vede apparire Oronte, da lei creduto morto, in un travestimento da lombardo, non riesce a credere ai propri occhi. Prendendola fra le braccia egli le dice di essere stato soltanto ferito e tramortito dal colpo della spada di Arvino.
In abito lombardo egli ha continuato ad errare, con l’unico pensiero di rivederla e poi morire. Dice di aver rinunciato a tutto per lei ed è oppresso dalla sorpresa e dalla gioia nell’apprendere che ella lo ama ed è pronta a seguirlo, per quanto difficile e pericoloso sia il cammino. Giselda dice addio alle tende lombarde, mentre Oronte sottolinea quanto grande sia il sacrificio reciproco che entrambi stanno per compiere. Udendo rumori di guerra, gli amanti si danno alla fuga.

Scena II

La scena seconda è posta nella tenda di Arvino dove questi, tutto solo, è ancora furibondo contro la figlia. Entrano alcuni Crociati, per informarlo che suo fratello Pagano è stato visto aggirarsi per il loro accampamento. Tutti si chiedono come quell’infame abbia potuto giungere fin lì; alcuni vi vedono un segno della collera divina. Arvino acconsente con gioia feroce e, spalleggiato dai suoi Crociati, si accinge a mettere a morte il malvagio.

Scena III

La terza scena si svolge nell’interno di una grotta, dall’apertura della quale si scorgono le rive del Giordano. Giselda aiuta Oronte, indebolito dalle ferite, ad adagiarsi per riposare. Egli teme che la propria fine sia vicina, ma ella si aggrappa disperatamente alla fiducia di potergli ridare la salute con le proprie cure; ma nel contempo – oppressa delle sue miserie – rimprovera amaramente Iddio di averle strappato la madre, conducendola a questo amaro passo e ponendola sul punto di perdere anche questo amore, l’unico suo conforto.
Compare a questo punto l’eremita, che vuol sapere chi ardisca accusare il cielo. Questo amore è peccaminoso, egli rivela a Giselda, ma offre alla sfortunata coppia l’opportunità di una vita nuova se solo Oronte acconsentirà a farsi battezzare; l’esausto giovane accetta e l’eremita gli amministra il rito con l’acqua del Giordano.
Tutti sono sopraffatti dalla gioia, ma alle deboli forze di Oronte è stato richiesto troppo ed il giovane, promettendo a Giselda di aspettarla in paradiso, si lascia cadere a terra riverso e spira. Mentre termina il terzo atto, l’eremita tenta di consolare Giselda, assicurandole che un giorno ella godrà della gioia di ricongiungersi con l’amato nella compagnia soprannaturale degli angeli.

ATTO IV – “Il Santo Sepolcro”

Scena I

La scena prima si apre mostrando Giselda addormentata su una roccia nella caverna. In sogno le appare una visione: un coro di spiriti celesti la invita a rallegrarsi, giacché sta per riunirsi con l’amato. Sorgendo piena di gioia, ma ancora immersa nel sonno, ella vede Oronte e gli chiede perché non le rivolga la parola.
Egli le dice che le sue preghiere sono state esaudite da Dio e le ingiunge di predicare al suo popolo di non perdere la speranza. Le loro forze saranno rinfrancate dalle acque del fiume Siloe. In uno stato di estrema eccitazione Giselda si ridesta e, meravigliata per la nuova serenità che si è impadronita del suo cuore, conclude che non deve essersi trattato soltanto di un sogno, ma di una visione ispirata che predice vittoria ai Crociati.

Scena II

La seconda scena si apre nell’accampamento cristiano presso il sepolcro di Rachele. Crociati e pellegrini, abbattuti e scoraggiati, stanno rimproverando il Signore per averli chiamati dalle fertili e verdeggianti pianure di Lombardia a questo arido deserto.
Un grido dietro le quinte annuncia la scoperta di una sorgente d’acqua. Entra Giselda, annunciando che il cielo ha esaudito le loro preghiere; si rinfreschino dunque alla sorgente. Arvino esprime agli uomini la propria certezza che essi, una volta placata la sete, non saranno gli ultimi a scalare le mura di Gerusalemme, prendendo di sorpresa gli ignari Musulmani. Tutti si uniscono in un canto che esalta la guerra e pregusta l’immancabile vittoria.

Scena III

Con la scena terza ci spostiamo all’accampamento di Arvino. Si odono rumori di battaglia. Dopo qualche tempo entra l’eremita, ferito a morte e sostenuto da Giselda e da Arvino, che lo fa adagiare nella propria tenda. Giselda fa rilevare la gravità delle sue ferite; l’eremita nel delirio domanda chi siano i suoi soccorritori. Quando Arvino glielo ricorda, il ferito, in frasi rotte, rivela un poco alla volta di essere Pagano, il parricida, che avrebbe ucciso il proprio fratello se non fosse intervenuto il caso fortunato.
Ora, avendo soltanto pochi istanti da vivere ancora, scongiura il fratello di non maledire la sua anima pentita ed Arvino, stringendolo fra le braccia, glielo promette.
Pagano prega ora di poter vedere la città Santa. Le cortine della tenda vengono aperte, rivelando Gerusalemme che splende sotto il sole del mattino, con le mura adorne delle bandiere e dei pennoni Crociati. Giselda rammenta a Pagano che lassù in cielo egli incontrerà presto la madre ed il fidanzato di lei. Mormorando una preghiera di ringraziamento al Creatore pietoso, il morente esala l’ultimo respiro, mentre i Crociati vittoriosi innalzano un inno di lode e di ringraziamento al Signore.

Arie celebri

Di seguito trovate le arie principali dell’opera con i link ai rispettivi video su YouTube. Le arie contrassegnate dall’asterisco sono quelle il cui ascolto è vivamente consigliato.

Atto I

Aria Sciagurata! hai tu creduto (Pagano)

Cabaletta O speranza di vendetta (Pagano, Coro)

Atto II

Cavatina La mia letizia infondere (Oronte) *

Cabaletta Come poteva un angelo (Oronte, Sofia)

Atto III

Coro della Processione Gerusalem… Gerusalem… la grande (Coro)

Atto IV

Aria In cielo benedetto (Oronte)

Coro O Signore, dal tetto natio (Crociati, Pellegrini, Donne) *